Napoli
Antiche stanze
La Cucina
La Tempure
La finta pizzaiola e l'uosemo
La Lingua
Dio e creanza
Il caffè sospeso
O Sole Mio
Peculiarità del napoletano
Priezza
La Musica
'A Tazza 'e Caffè
Ammore Amaro
Canto di protesta 1
Canto di protesta 2
La cantina
Nu poco ‘e sentimento
Vola Cardillo
La strada
La notte prima del lockdown
Maradona
Pignasecca
Salumiere
Tina e Angelo, fruttivendoli

Produrre del materiale sonoro per raccontare la mia città in tempo di Covid mi sembrava una cosa impossibile. Napoli è una città fatta di moltitudini che s’incontrano, assembramenti che producono un tessuto sonoro sempre denso, una città dove il silenzio è rarissimo e dove le voci di chi passeggia si fondono con i canti dei venditori, le grida gioiose dei bambini che si rincorrono giocando, i motorini che sfrecciano e le signore che, nonostante il telefono esista da un secolo, continuano a chiamarsi e a dialogare affacciate alle finestre delle proprie abitazioni. Poi ho iniziato a ragionare su chi avrebbe ascoltato il lavoro ed ho immaginato che chi ha studiato una lingua straniera, quando visita il paese in cui questa viene parlata, molto probabilmente ascolta in modo diverso da un “semplice” viaggiatore; il suo udito selettivo lo porterà ad andare oltre il paesaggio sonoro, per focalizzarsi sui dettagli, bramoso di conoscere cose che non si studiano nei libri, non si vedono nei film ma si assorbono praticando e vivendo i luoghi: consuetudini, segreti, e contraddizioni. Oltre al suono, in questo lavoro ci voleva la parola, anch'essa suono del resto, ma un suono che trasporta conoscenza, ricordi, consapevolezza, intimità, paure. Del resto, la mia ricerca artistica sul suono da tempo si è focalizzata sulle parole, che sono stanze dove gli antenati dialogano coi vivi, luoghi attraverso i quali vengono trasmessi saperi e tradizioni che nessun'altra forma di comunicazione riesce a preservare. Ed è così che vorrei fosse fruito il mio lavoro: come un viaggio, ma non virtuale, un viaggio fatto attraverso il sogno, un viaggio durante il quale si entra nelle case di persone che raccontandoti storie ti rendono testimone e custode di una memoria collettiva che rischia di perdersi in una società sempre più veloce e distratta e sempre più incapace di nutrire le proprie radici e farsi nutrire da esse.