Firenze
Zigzagando. Da un lato all’altro dell’Arno
Oltrarno
01. Piazza Tasso, S. Frediano. Non capisci niente.
02. Piazza Santo Spirito. Pettegolezzi al mercato.
Centro Storico
03. Loggia del Porcellino. Tourists are gone, birds are back.
04. Casa di Dante. In quella parte del libro de la mia memoria, dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova.
05. Santa Maria del Fiore. Mezzogiorno, l’ora vuota del pranzo in cui si mischiano gli accenti.
06. Mercato di Sant’Ambrogio. Di voci, bici, parole straniere.
Ripartenze
07. Da Piazza Santa Croce alla Stazione Santa Maria Novella, a piedi e senza sosta.

Firenze non è la città dove sono nata, non è nemmeno una città dove ho vissuto, tra le molte città in cui ho vissuto. Ma è una città che conosco bene, che frequento da più di vent’anni, che amo e detesto con uguale passione. Non vado a Firenze dall’agosto del 2020. Me la immagino, quasi senza turisti, nei primi giorni della primavera del 2021, seconda primavera da quando il COVID ha fatto irruzione nelle nostre vite e nelle nostre città.

Nel preparare la mia partecipazione ad Immersive Cities, ho goduto fino all’ultimo secondo di queste registrazioni effettuate nel marzo di quest’anno nei quartieri sulle due rive dell’Arno. Oltrarno al mattino: San Frediano, i litigi in Piazza Tasso, Santo Spirito con il mercato. Al pomeriggio la Firenze che tutti conoscono, sull’altra riva: il centro storico raggiunto da Ponte Santa Trinita, Piazza della Signoria, le campane del Duomo, la Loggia del Porcellino fino alla casa natale di Dante, a 700 anni dalla sua morte.

E poi da lì a Santa Croce, passando per Sant’Ambrogio e il mercato, e tutta una camminata fino alla stazione per riprendere il treno in una Santa Maria Novella, come la ricordo io, sempre troppo affollata in una città sempre troppo calda, troppo trafficata, troppo famosa. Nel mio rapporto con il paesaggio sonoro, prediligo i suoni ‘piccoli’, ben definiti, che ci raccontano chi sono e cosa fanno prima di venire riassorbiti dal rumore di fondo. Nel preparare e organizzare questo materiale mi sono lasciata intrigare dalle storie delle voci che popolano la Firenze dell’era COVID, una Firenze dove voci timide di turisti si perdono nell’accento fiorentino solo raramente inframezzato da voci di altre parti d’Italia, da una riva all’altra dell’Arno.

Registrazioni realizzate con l'assistenza di Marco Galardi.